27 Feb Adeguamento sismico, come accedere al sismabonus
Chi intende intraprendere lavori di adeguamento antisismico sugli edifici (anche istituti di edilizia popolare) può usufruire del Sismabonus che, da quest’anno, potrà essere agganciato anche ai lavori di efficientamento energetico, come previsto dalla Legge di Bilancio 2018.
Adeguamento antisismico: cosa prevede il Sismabonus
Il Sismabonus prevede una detrazione delle spese sostenute per l’adozione di misure antisismiche che migliorino la classe di rischio degli immobili che si trovano nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2) e a quelli situati nelle zone a minor rischio (zona sismica 3).
Tale agevolazione, valida fino al 31 dicembre 2021, può essere fruita sia dai soggetti passivi Irpef sia dai soggetti passivi Ires e per interventi realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo e su quelli utilizzati per attività produttive.
La detrazione va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno e deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo, nell’anno in cui sono state sostenute le spese e in quelli successivi.
La detrazione parte dal 50% delle spese (nel caso in cui l’intervento non migliori la classe sismica) e sale quando la realizzazione degli interventi produce una riduzione del rischio sismico: gli interventi che determinano il passaggio a una classe di rischio inferiore usufruiscono della detrazione del 70%, mentre gli interventi che permettono il passaggio a due classi di rischio inferiori godono della detrazione dell’80%.
Il miglioramento antisismico va calcolato sulla base delle Linee guida per la classificazione sismica degli edifici (DM 28 febbraio 2017) che spiegano come attribuire ad un edificio una delle 8 Classe di Rischio Sismico (da A+, la meno rischiosa, ad A, B, C, D, E, F e G, la più rischiosa), mediante un unico parametro che tenga conto sia della sicurezza sia degli aspetti economici.
Le linee guida forniscono due metodologie per la valutazione, di cui una semplificata per lavori minori e il miglioramento di una sola classe di rischio, l’indirizzo di massima su come progettare interventi di riduzione del rischio per portare la costruzione ad una o più classi superiori.
Sismabonus per gli interventi condominiali
Quando gli interventi sono realizzati in edifici condominiali, le detrazioni sono:
– 75%, nel caso di passaggio a una classe di rischio inferiore;
– 85%, quando si passa a due classi di rischio inferiori.
In questo caso le detrazioni si applicano su un ammontare delle spese non superiore a 96.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio e vanno ripartite in 5 quote annuali di pari importo.
Gli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali situati nelle zone sismiche 1, 2 e 3, finalizzati non solo alla riduzione del rischio sismico, ma anche alla riqualificazione energetica, potranno detrarre fino all’85% delle spese sostenute in caso di passaggio a due classi di rischio inferiori.
La detrazione sarà ripartita in dieci quote annuali di pari importo e verrà calcolata su una spesa massima di 136mila euro moltiplicata per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio (si tratta della somma del tetto di 96mila euro per unità immobiliare previsto dal sismabonus “tradizionale” e di quello di 40mila euro per unità immobiliare fissato per l’ecobonus).
Sismabonus: gli interventi di adeguamento
Per il miglioramento sismico dell’edificio è necessario rivolgersi ad un tecnico qualificato che possa valutare la situazione di partenza e scegliere l’intervento migliore. Ecco una panoramica degli interventi e dei sistemi per l’adeguamento sismico.
Dispositivi antisismici, isolatori e dissipatori
Per rendere la struttura più rigida e meno vulnerabile all’azione sismica, spesso si punta alla creazione di vincoli efficaci tra i diversi componenti che possano anche contrastare la rotazione torsionale delle travi alte e delle capriate (attraverso un blocco alla trave che potrebbe ribaltare). I dissipatori di energia, ad esempio, dissipano gran parte dell’energia trasmessa alla struttura durante il sisma, riducendo così le sollecitazioni negli elementi strutturali; generalmente si impiegano nei punti in cui il sisma causa spostamenti relativi tra due elementi strutturali, come tra i piani in un edificio.
Giunti strutturali
Per evitare un danneggiamento sismico di due zone adiacenti si ricorre all’utilizzo di giunti strutturali che permettono l’interruzione della continuità di un’opera.
Materiali compositi per il rinforzo strutturale
I materiali fibrorinforzati a matrice polimerica (conosciuti come FRP e tra cui ci sono fibra di vetro e fibra di carbonio) sono capaci di una buona resistenza sismica e una bassa invasività. I vantaggi di tali materiale sono svariati: elevate prestazioni meccaniche di resistenza, sagomabilità e adattabilità di forma, durabilità nel tempo (ad esempio la fibra di carbonio non subisce trasformazioni chimiche nel tempo e non è soggetto a processi di ossidazione), leggerezza, bassissima invasività e velocità di posa in opera. Per questo usando FRP è possibile intervenire “chirurgicamente” sugli edifici esistenti, senza sgomberarli e senza produrre disagi per i fruitori.
Consolidamento delle murature
In alcuni casi potrebbe essere necessario il consolidamento delle murature attraverso cerchiature, cuciture metalliche, riduzione delle spinte di archi e volte, riduzione della eccessiva deformabilità dei solai, interventi in copertura, incremento della resistenza nei maschi murari, rinforzo mediante reticolo cementato, inserimento di paretine armate, interventi in fondazione, giunti sismici, ecc.
Connettori per solai
Per le opere di rinforzo strutturale sui solai si possono utilizzare connettori per solai che si sovrappongono alla struttura esistente tramite una sottile soletta, generalmente di calcestruzzo con rete elettrosaldata, connessa al solaio esistente.
Consolidamento di terreni e fondazioni
Per prevenire problemi sulle strutture a volte può essere utile anche agire sulle fondazioni.
FONTE: www.edilportale.com
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